Questa è la storia di una caccia all’uomo durata ben 16 anni e di un indagine costata circa 18 milioni di euro e di una ricompensa di circa 300mila euro per chiunque fosse stato in grado di fornire informazioni utili alla polizia tedesca, ma è anche la storia di un mistero che insegna e ricorda agli addetti ai lavori un principio fondamentale: nel campo dell’investigazione criminale spesso nulla è come appare e per scongiurare il pericolo di cadere in inganno e generare errori investigativi bisogna non farsi tentare dai facili abbagli.
In Germania dal maggio del 1993 fino al 2009, inizia a comparire sulle scene del crimine dei più efferati omicidi lo stesso Dna.
La polizia tedesca inizia a seguire diverse piste senza via di uscita.
Il DNA del killer senza volto inizia a superare i confini e viene rinvenuto addirittura in Francia su una pistola giocattolo usata per una rapina o addirittura in molteplici furti con scasso in Austria o su un proiettile esploso a Worms durante una sparatoria.
Tutto appare surreale ed inspiegabile.
Come può un killer agire cosi velocemente, a non lasciare mai altre tracce compatibili o testimoni e trovarsi a oltre 400 kilometri di distanza tra una scena del crimine ed un altra?
Non c’è nessuna segnalazione, nessun profilo comportamentale coerente, nessun indizio.
Cosa c’è che sfugge agli inquirenti?
La svolta avviene quando nel 2007 una poliziotta Michèle Kiesewetter di anni 22, viene uccisa in auto insieme al suo compagno.
I due si trovano in un parcheggio a Heilbronn e mentre stanno consumando il loro pranzo improvvisamente qualcuno sale in auto accedendo dal sedile posteriore e spara ed incredibilmente a ricomparire nei laboratori è di nuovo lo stesso codice genetico privo di identità.
Si intensificano ancora di più le indagini.
Come è possibile che sia di nuovo lo stesso DNA che un anno prima viene rilevato durante alcune indagini volte a stabilire l’identikit di un uomo ritrovato carbonizzato in Francia, ma che in un secondo prelievo fatto utilizzando un secondo cotton fioc il risultato genetico risultò addirittura differente?
Improvvisamente tutto appare chiaro.
Si effettuano nuovi test e nel giro di pochissimo tempo il fantasma di Heilbronn ha un volto che non è quello che ci sia può aspettare immaginando di attribuire l’identità a un brutale serial killer, ma è quello di un’ignara signora, impiegata in una fabbrica di cotton fioc.
Con il suo DNA aveva involontariamente e inconsapevolmente contaminato moltissimi tamponi destinati alle polizie scientifiche di mezza Europa
Linda Corsaletti
foto fonte web
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