Con il termine baby gang viene identificato il fenomeno di microcriminalità in cui i  protagonisti  di condotte criminali e devianti ai danni di cose o persone sono ragazzi molto giovani.

Questi minorenni  si riuniscono in gruppi con il preciso intento di commettere azioni criminali contraddistinte da atti violenti, spesso commessi in totale assenza di empatia o rimorso, reiterati nel tempo e soggetti ad escalation di violenza.

Il fenomeno della criminalità minorile è una piaga che desta allarme sociale. 

Si distingue dal bullismo soprattutto in quanto gli appartenenti a queste bande criminali hanno una struttura gerarchica ben definita è strutturata nei ruoli e l’entrata  nel gruppo prevede spesso dei rituali composti da prove di coraggio prima dell’affiliazione. 

Al contrario di quanto si possa pensare la microcriminalità non trova terreno fertile solo nei contesti familiari degradati. 

In realtà un’ alta percentuale di episodi che riguardano fenomeni di criminalità minorile è riscontrata in contesti in cui l’estrazione sociale risulta essere medio-alta. Si tratta spesso di adolescenti incensurati, provenienti da famiglie benestanti. 

Noia, frustrazione e disvalore sociale sono gli ingredienti principali che fanno da collante in questi gruppi sui quali si fonda il senso di appartenenza ad essi. 

Esercitare un  potere che non si ha sovracompensandone in tal modo  la mancanza è il meccanismo illusorio che porta questi minori ad azioni anche efferate e spietate come nel caso di Manduria in cui alcuni ragazzi si sono resi responsabili delle concause che hanno portato al decesso di Antonio Stano, un anziano disabile preso di mira ripetutamente con atti violenti e continui da parte di giovani appartenenti a una baby gang locale.

Foto fonte web .
articolo scritto anche per infoooggi

Linda Corsaletti