Il termine femminicidio è entrato nel linguaggio comune nel 2001 ma ciò che sottende alla genesi di questo crimine ha origini secolari.

Questo neologismo infatti identifica l’uccisione di una donna in modo doloso o preterintenzionale da parte di un soggetto di sesso maschile ed include e presuppone una violenza di genere attuata attraverso condotte abusanti, un’escalation di violenze fisiche e psicologiche perpetrate nel tempo che si concludono con esito mortale .

Vi è quindi una differenza sostanziale tra l’omicidio in senso generico e il femminicidio.

Nel primo caso rientra qualunque azione che comporti la morte di un soggetto uomo o donna da parte di un altro soggetto sia esso uomo o donna, mentre in riferimento al femminicidio siamo di fronte ad un soggetto maschile che come conseguenza estrema dell’attuazione di ripetute condotte maltrattanti cagiona la morte di una donna.

Soggetto che ha avuto o ha con la vittima un rapporto di tipo coniugale, sentimentale anche di semplice conoscenza o parentela come ad esempio padre figlia o fratello e sorella .

In questa dinamica l’omicida ancorato a sovrastrutture ideologiche di stampo patriarcale o strutture di personalità deficitarie dal punto di vista empatico ha un’immagine della donna stereotipata, la quale è vista come oggetto di proprietà, non meritevole di rispetto e compassione e tantomeno di autodeterminarsi senza l’ausilio di un soggetto maschile, il quale di fronte all’incapacità di gestire un abbandono, un rifiuto o un mancato assoggettamento fisico e psicologico della vittima, reagisce con la sua uccisione che arriva sempre dopo averla già portata ad un lento e doloroso annientamento sociale, psicologico ed economico .

Nel femminicidio la donna viene uccisa in quanto donna è quindi appartenente al genere femminile, è perciò classificabile come un crimine di natura misogina e sessista .
L’organizzazzione mondiale della sanità definisce il femminicidio come “ un problema di salute di proporzioni globali enormi “

Secondo un rapporto pubblicato proprio dall’OMS in collaborazione con la London School of Hygiene& tropical Medicine e la South Africa Medical Reserch Council, l’abuso fisico e sessuale è un problema sanitario che colpisce un terzo delle donne..

Lo studio evidenzia non solo la drammaticità dei dati, ma anche l’importanza di una collaborazione sinergica, di lavorare tutti insieme affinché ogni forma di tolleranza verso la violenza femminile sia eliminata.

La legge 19 luglio 2019 n.69, nota come Codice Rosso è nata con l’intento di stabilire delle norme in grado di rafforzare la tutela delle vittime della violenza di genere e domestica ed ha aggiunto nuove fattispecie di reato con modifiche al codice penale e al codice di procedura penale e ad altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere prevedendo un inasprimento delle pene per i reati commessi in ambito familiare o in occasione dell’interruzione di legami familiari come ad esempio separazione o divorzio, accelerazione delle indagini con procedure di urgenza, che il pubblico ministero ascolti la perdona offesa e/o il denunciante entro 3 giorni dal l’iscrizione della notizia di reato nel registro della procura .
Una legge sicuramente perfettibile che presenta delle criticità, ma che sicuramente prova a rispondere a livello penale con un’ azione concreta a tutte quelle istanze provenienti non solo dall’avvocatura dalla magistratura e e dai servizi sanitari, socio assistenziali compresi i centri Antiviolenza e di fronteggiare quella che a tutti gli effetti è diventata un’emergenza sociale.
Una mattanza quella dell’uccisione delle donne, un dramma ormai quotidiano che necessita di essere fronteggiato non solo a livello legislativo, ma culturale .

La cultura è alla base della prevenzione e la prevenzione è alla base del rischio.

Educare già nelle scuole primarie alla non violenza e alla sessualità, demolire e contrastare stereotipi e pregiudizi ancestrali è diventata ormai una necessità prioritaria , ma anche fare attenzione alla tipologia di parole usate nell’affrontare queste tematiche quando sono diffuse dai mezzi di comunicazione è diventato centrale perché come sappiamo l’opinione pubblica ne è poi fortemente influenzata .

Dott.ssa Linda Corsaletti

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