Nel 1895 Adernò, un paesino che dista poche miglia da Catania, diventa il macabro scenario di una serie di brutali uccisioni di bambini e superstizioni tipiche delle credenze popolari dell’epoca.
Luoghi e epoche in cui la medicina tradizionale era un lusso per pochi e spesso veniva sostituita con la più abbordabile e conosciuta stregoneria e dalle pratiche antiche tramandate di generazione in generazione.
La storia poco conosciuta di Gaetana Stimoli origina in questo contesto, alla quale fanno da contorno un matrimonio felice seguito da un tragico evento; la nascita di due bambini morti poco dopo, prematuramente.
Queste morti sconvolsero a tal punto la donna da suscitare in lei una rabbia demoniaca che la spinse a vendicarsi per quel torto subìto con chiunque di sua conoscenza avesse avuto prole.
É così che inizia una lunga serie di morti apparentemente inspiegabili di bambini di età compresa tra i 4 e 6 anni di età.
Ad Adernò iniziano a sparire in modo misterioso bambini , altri invece venivano colpiti improvvisamente da atroci dolori e vomito fortissimo.
I decessi, a causa dell’ignoranza popolare dilagante che faceva ritenere inutile chiamare un medico, vengono imputati a cause naturali ed improvvise nei confronti delle quali nulla si poteva poiché anche il medico stesso, nelle rare volte che interveniva, a causa della scarsa preparazione, riteneva che a colpire i bambini fosse una misteriosa ed incurabile malattia che uccideva esclusivamente i piccoli del villaggio.
Un giorno però, come quasi tutti serial killer durante la loro carriera criminale, la Stimoli commette un errore: alla sua futura vittima, somministra una dose troppo bassa di veleno e il piccolo riesce a salvarsi nonostante mostrasse gli stessi sintomi dei suoi coetanei, seppur in modo più lieve.
Il medico stabilì che la causa del malore era dovuto ad avvelenamento tramite la somministrazione di una sostanza ricavata da una pianta dalla quale viene estratto un succo che ha il colore e la densità del latte, nonché forti proprietà tossiche.
In seguito alle indagini avviate dall’autorità giudiziaria, al confronto dei sintomi del sopravvissuto con quelli dei bambini deceduti e grazie all’interrogatorio del piccolo, il quale dichiarò che una donna lo aveva prima attirato in casa con la promessa di donargli dei dolci e successivamente gli aveva offerto una bevanda, si arriva all’ individuazione della responsabile.
La Stimoli e il marito vennero accusati dagli abitanti del villaggio di stregoneria e per evitare il carcere tentò di tagliarsi le vene.
Una volta condotta in caserma, dapprima cercò di discolparsi, ma poi iniziò a sfogare tutta la sua rabbia confessando ben 23 uccisioni, tra le quali anche il figlio della sorella.
Uccise in preda alla convinzione che i suoi figli, morti a causa di un crudele incantesimo, dovevano essere vendicati attraverso lo stesso dolore che le altre madri meritavano di patire.
A causare le morti era stata una bevanda mescolata con il fosforo e con il succo di una pianta tossica, un mix mortale, con il quale aveva spennellato i dolci da offrire alle piccole vittime.
Non mostrò mai alcun rimorso per i crimini commessi.
Si pensò inizialmente che fosse instabile di mente e dunque non processabile, ma, all’esame degli psichiatri risultò essere non solo perfettamente sana è capace di forte premeditazione, ma sadica e mossa da un accecante desiderio di vendetta. Dichiarata processabile fu condannata a 30 anni di galera.
Morì in carcere senza mai spendere una parola nei confronti dei bambini ai quali aveva tolto la vita, attraverso una modalità dolorosissima.
Successivamente a lei e al marito, altre 7 persone che praticavano riti magici furono arrestate in quanto ritenute complici dell’imputata.
Solo i corpi di 10 bambini su un totale di 23 , furono ritrovati nei luoghi in cui Gaetana Stimoli dichiarò di averli sotterrati , mentre degli altri non fu mai trovata alcuna traccia.
Linda Corsaletti
foto fonte web
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