Un boato assordante, deflagrazione, fiamme, fumo, macerie e il rumore continuo degli allarmi questo è quanto tutti ci ricordiamo di quelle immagini viste al telegiornale . Quel giorno la mafia colpisce ancora dopo 57 giorni dall’uccisione di Giovanni Falcone. È il 19 luglio 1992, a morire in questa strage è il giudice Paolo Borsellino, insieme a 5 agenti della sua scorta.
A 30 anni dalla strage voglio ricordare questa brutta pagina della nostra storia con dei quesiti che a livello criminologico sono ancora senza risposta .
Iniziamo col ricordare che prima di morire il giudice disse “ Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri”.
Chi sono questi “altri “? La mafia è quindi esecutrice materiale e non mandante ? Che fine ha fatto l’agenda rossa dal quale il giudice non si separava mai, ma non è mai stata ritrovata? Cosa contenevano quelle pagine ? Quanta responsabilità ha lo stato per via D’Amelio ma anche per Capaci e per quella di via Pipitone dove fu ucciso Rocco Chinnici ?

Le stragi di Capaci e via D’Amelio di fatto impedirono che venisse alla luce pienamente il patto tra mafia, politica e grandi imprese, che determinava la gestione degli appalti ben al di là della Sicilia. 
Pochi giorni fa a una settimana dal trentesimo anniversario dalla strage Il tribunale di Caltanissetta ha dichiarato prescritte le accuse contestate sia a Mario Bo che a Fabrizio Mattei, due dei tre poliziotti accusati di avere depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio Assolto il terzo imputato, Michele Ribaudo.
Erano tutti imputati di calunnia aggravata dall’avere favorito la mafia. Il venire meno dell’aggravante ha determinato la prescrizione del reato di calunnia. 

Se è vero che le sentenze si rispettano è anche vero che ciò sembra una palese rinuncia dello stato ad essere una stato di diritto. Dopo 30 anni l’unica certezza è che la verità non emerge, sembra essere insondabile e totalmente avvolta da depistaggi .

Chissà probabilmente se oltre a pentiti di mafia avessimo pentiti di stato,il mistero che aleggia spettrale su questa vicenda sarebbe svelato.
Dottoressa Linda Corsaletti.
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