Questa teoria fu introdotta nel 1982 in un articolo di scienze sociali pubblicato da James Q. Wilson e George L. Kelling. dal titolo “Broken windows. The Police of Neighborhood Safety”, (in «Atlantic Monthly», marzo 1982, pagg. 29-38) Secondo i criminologi James Q. Wilson e George Kelling la criminalità è il risultato inevitabile del disordine.
Se una finestra è rotta e viene lasciata così com’è rende l’aspetto di un edificio abbandonato e presto attirerà episodi di vandalismo e tutte le altre finestre prima o poi verranno rotte.
Al contrario, mantenendo e controllando gli ambienti urbani reprimendo i piccoli reati, gli atti vandalici, graffiti e la deturpazione di vario genere dei luoghi si contribuisce a creare un clima di ordine e legalità riducendo così il rischio di crimini più gravi e abbassando la sensazione di anarchia che un luogo abbandonato e degradato può suscitare poiché trascurando l’ambiente urbano, si trasmettono segnali di deterioramento, di disinteresse e di noncuranza e assenza di regole.
Va però precisato che nel 1969 il professor Philip uno psicologo sociale dell’Università di Stanford (USA), fu il primo ad elaborare questa teoria e per dimostrala condusse un esperimento. Abbandonò, senza targa e col cofano aperto, due automobili identiche (stessa marca, modello e colore) in due località differenti : un’auto nel Bronx a New York, quartiere povero e considerato pericoloso in quanto noto per il tasso di criminalità ; l’altra venne lasciata in una zona ricca e tranquilla della California, a Palo Alto.
Le due auto furono costantemente monitorate da un team di specialisti che avevano lo scopo di studiare il comportamento delle persone venutesi a trovare in prossimità delle auto.Il risultato fu che l’automobile situata nel Bronx, dopo appena poche ore era già stata vandalizzata e privata di ruote, motore, specchi, radio, e vennero rubati anche tutti i materiali e gli accessori ritenuti utili.
Al contrario, l’automobile abbandonata del quartiere più ricco e tranquillo, preservava le medesime condizioni di quando vi era stata collocata.
Tale risultato portò a trarre la conclusione che il crimine e il delitto fossero collegate alla povertà. .
Tuttavia l’esperimento venne ripetuto in condizioni differenti. Infatti, dopo una settimana il professor Zimbardo decise di cambiare le condizioni dell’auto situata a Paolo Alto, rompendole un finestrino. Il risultato? L’auto venne ridotta come quella che si trovava nel quartiere del Bronx a New York. Con stupore i ricercatori assistettero alla stessa dinamica di degrado e atti di vandalismo e furti che aveva subito l’altra auto.
Inoltre, Zimbardo rimase sorpreso dal fatto che la maggior parte dei saccheggiatori non avevano affatto l’aspetto di criminali o di persone bisognose e disagiate, ma sembravano persone comuni che nessuno avrebbe classificato come potenziali vandali o ladri prima di poterle vedere all’opera. Pertanto La nuova e definitiva conclusione cui giunsero Zimbardo e i suoi ricercatori, fu quella secondo la quale la causa di simili atti di vandalismo non risiede nella povertà o nell’essere disagiati, ma nel fatto che il finestrino rotto di un’automobile abbandonata, come può esserlo anche la finestra di un edificio trascurato, trasmetta l’idea di disinteresse e noncuranza.
In tali situazioni quindi,si genera un pervasivo senso di mancanza di leggi, norme e regole per cui ogni danno subito dall’auto o da un edificio riafferma e moltiplica l’idea che il vandalismo possa diventare incontenibile in quanto espressione dei nostri peggiori istinti alimentando così devianza e criminalità.
insomma degrado genera degrado a effetto domino per tale motivo mantenere un luogo curato, pulito disincentiva atti criminali.
Questa teoria infatti implica tacitamente il concetto del “dare il buon esempio”.
Le persone infatti tendono ad adeguarsi e preferire situazioni, persone o luoghi a loro stessi affini e se impossibilitati a scegliere tendono a integrarsi nel contesto in cui si trovano.
Dottoressa Linda Corsaletti
foto fonte web
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