La fiaba scritta da Charles Perrault nel XVII secolo si ispira ad una storia vera dove però ad essere brutalmente uccise non erano delle donne, ma bambini. Il personaggio di Barbablù può essere letto come l’uomo che essendo consapevole della sua natura malvagia per soddisfare il suo bisogno di predare una donna e farla cadere in trappola, non mostra inizialmente il suo lato anaffettivo e violento. All’inizio pur se la protagonista è diffidente basta la promessa di una vita meravigliosa ad annullare totalmente il suo intuito: di conseguenza si convince che Barbablù non è pericoloso, nonostante gli avvertimenti e le preoccupazioni delle sorelle.
La fiaba di Barbablù fornisce una rappresentazione molto pertinente dei dinamismi psichici che si instaurano in una relazione tra un predatore e la sua vittima.
Come ogni donna vittima, la protagonista nega anche a se stessa l’aspetto preoccupante e minaccioso della realtà e rimane ancorata solo a ciò che inizialmente l’altro ha mostrato di positivo.
Quello che può apparire come un errore di giudizio è invece esattamente l’effetto che il manipolatore tende ad ottenere e riesce a far scattare nella mente delle sue vittime, ovvero annullare i segnali di allarme che potrebbero impedire alla donna di diventare la sua prossima preda e renderla totalmente incapace di reagire e mettersi in salvo da sola.
La vicenda a cui Perrault si rifà, è quella di Gilles de Rais, maresciallo di Francia, vissuto nel 1400, uomo molto colto, amante dell’arte e della letteratura, molto amico di Giovanna d’Arco, il quale nelle stanze segrete del suo castello nascondeva una realtà agghiacciante: torturava e uccideva centinaia di bambini, i quali venivano spesso rapiti nelle vicinanze del castello. La versione che racconta Perrault è molto diversa.
Censurata come lettura per l’infanzia, la fiaba racconta comunque una storia sinistra:narra la storia di un uomo inquietante e ricchissimo, proprietario di ville e palazzi, con servizi di piatti d’oro e d’argento e bauli pieni di gemme. Tuttavia, quest’uomo,,aveva la barba blu, che lo rendeva spaventoso.
Quando camminava per le strade, tutti lo evitavano.
Vicino al suo palazzo abitava una signora per bene, con due figlie bellissime. Un giorno, Barbablu così era chiamato nella cittadina quell’uomo), bussò alla sua porta e chiese alla signora di poter sposare una delle due figlie. Sarebbe stata lei a scegliere quale.
Ma nessuna delle due aveva intenzione di sposare Barbablu, per via del suo aspetto ripugnante. Inoltre quell’uomo aveva già sposato parecchie donne e nessuno sapeva che fine avessero fatto. Barbablu, per convincere le ragazze della sua bontà, le invitò per una settimana intera in una delle sue ville, insieme alle loro amiche e a molti altri ospiti. Fu una settimana di festeggiamenti, banchetti e divertimenti di ogni tipo. La più piccola delle ragazze, cominciò a pensare che in fondo era un brav’uomo e decise di sposarlo., ma appena un mese dopo il matrimonio, Barbablu disse alla moglie che doveva partire per un affare molto importante e che sarebbe stato via almeno un mese. Raccomandò alla ragazza di divertirsi e di invitare le sue amiche perché le facessero compagnia.
L’uomo consegnò alla moglie un mazzo di chiavi d’oro.
“Ecco a te: queste sono le chiavi del guardaroba, queste quelle degli armadi in cui tengo i piatti d’oro e d’argento, queste invece sono le chiavi della cantina, dove troverai il vino e i formaggi migliori; queste sono le chiavi dello scrigno in cui c’è il denaro e questa è la chiave che apre e chiude il portone della villa.”
“Questa infine” disse indicando una piccola chiave arrugginita “apre la porta dello stanzino in fondo al corridoio. Puoi andare dove vuoi, aprire tutte le porte che vuoi ma quello stanzino deve rimanere chiuso. Se dovessi aprirlo, la mia rabbia sarà terribile e non so dirti cosa ti farò.”
Dopodiché, Barbablu salì sulla sua carrozza e partì.
Inizialmente la ragazza invitò le sue amiche e diede grandi feste.
Nonostante ciò la curiosità di sapere cosa ci fosse nello stanzino non la abbandonava. così, dopo aver salutato le sue amiche, scese al pian terreno e aprì la porta. Le finestre erano chiuse, non si vedeva nulla; dopo un istante, però, le luci del corridoio rischiararono la stanza: il pavimento era coperto di sangue e alle pareti erano appesi i corpi di tutte le donne scomparse che Barbablu aveva sposato: erano tutte morte per scannamento. La ragazza di fronte a quella terribile visione fu assalita dalla paura tanto che la chiave dello stanzino cadde per terra e si sporcò di sangue. Non ci fu alcun modo di ripulirla, questo perché la chiave, era stregata. Barbablu tornò il giorno seguente e chiese indietro il mazzo di chiavi. La ragazza tremante gliele restituì e l’uomo capì cos’era successo.
“Com’è che la chiave dello stanzino è macchiata di sangue?”
“Io non ne ho idea.”
“Io ne ho qualcuna: perché sei entrata? Ti avevo proibito di aprire la porta dello stanzino, ma tu non mi hai ascoltato. Adesso dovrò ucciderti” disse Barbablù.
La ragazza, spaventata chiese un momento per pregare e chiedere perdono per i suoi peccati. Barbablu le concesse mezz’ora di tempo. Salì le scale e si mise a guardare fuori dalla finestra, temeva che fossero arrivati i suoi fratelli, che le avevano promesso di venire a trovarla. Solo loro avrebbero potuto salvarla. Ma fuori c’era solo il sole che splendeva e l’erba che si agitava al vento.
“Scendi giù, o verrò io a prenderti” urlò Barbablu dal salone di sotto.
La ragazza guardò di nuovo fuori: c’era un gran polverone e forse… no, era solo un gregge di pecore.
“Sto salendo” tuonò Barbablu, che aveva in mano un coltellaccio.
La ragazza guardò fuori per l’ultima volta ed ecco: vide due cavalieri scintillanti che galoppavano verso la villa. Erano i suoi fratelli, due valorosi moschettieri del Re.
Barbablù buttò giù la porta con un calcio. La ragazza si buttò a terra, piangendo disperata.
“Non serve piangere: mi hai disobbedito e ora ti ucciderò”.
Poi la prese per i capelli e sollevò per aria il suo coltellaccio. Ma proprio in quel momento, entrarono i due cavalieri, che vedendo Barbablu con il coltellaccio sguainato sfoderarono le loro pistole e…pum! lo colpirono a morte. E così la ragazza ereditò tutte le ricchezze che erano state di Barbablù. Una parte le donò alla sorella, e con il rimanente visse felice e contenta, dopo aver sposato un buon cavaliere.
A differenza di questa fiaba purtroppo non sempre nella realtà la donna riesce a salvarsi.
Linda Corsaletti
foto fonte web
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