I fatti contestati all’uomo sono risalenti al 2015 ed emersero solo tra la fine di maggio e l’inizio di giugno di quell’anno quando lo stesso genitore, di origini ghanesi e noto nella sua comunità come pastore, aveva accompagnato la piccola al consultorio chiedendo che potesse abortire. Inizialmente la ragazzina aveva indicato quale possibile responsabile dell’accaduto il fratello, anche lui minorenne, e il caso era stato preso in carico dal Tribunale dei minori di Bologna. Alla fine però, grazie ad un accertamento tecnico che mise a confronto il Dna del feto con quello del fratello e poi del padre, emerse una realtà ancora più agghiacciate. A questo punto ci fu l’incriminazione dell’uomo e l’immediato allontanamento di madre, figlia e fratello, affidati a una comunità.
L’uomo si è sempre proclamato innocente contestando addirittura i risultati del dna e attraverso i suoi legali ha annunciato il ricorso in appello contro la sentenza di condanna emessa dal giudice per le udienze preliminari Eleonora Pirillo.
L’uomo che venne imputato non solo per violenza, ma anche per abuso dei mezzi di correzione poiché avrebbe sottoposto la figlia a continue violenze fisiche tra cui bastonate e docce fredde è stato condannato in primo grado a 5 anni grazie al rito abbreviato.
Linda Corsaletti
foto fonte web
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