Gli attentati di questo serial bomber sono rimasti impuniti.
32 trappole esplosive seminate tra Pordenone, Portogruaro e Lignano dal 1993 al 2006, poi più nulla .
Nella sua carriera criminale ha avuto 2 periodi di inattività:
- dal 1996 al 2000
- dal 2006 ad oggi
Tutti gli attentati per firma e modus operandi sono ascrivibili allo stesso soggetto ignoto. I suoi ordigni sono tutti di bassa qualità, costruiti con materiali riciclati o con oggetti di uso comune.
Le indagini vengono affidate alle migliori menti investigative, che si avvalgono anche dell’esperienza dell’FBI.
In base alla compatibilità assoluta con il profilo di Unabomber e la perfetta sovrapposizione del profilo geografico con quello di un ingegnere con l’hobby del bricolage, si arriva a Elvio Zornitta che nel 2004 viene iscritto nel registro degli indagati.
Gli inquirenti, durante una perquisizione nel capanno adibito a laboratorio e nella sua abitazione, trovano:
- pile stilo uguali a quelle usate da Unabomber
- materiale elettrico
- ovetti Kinder
- un potenziometro
- petardi svuotati del loro contenuto
- fialette Paneangeli
Tutti oggetti compatibili con il confezionamento delle bombe esplose. I suoi spostamenti coincidono tutti con i luoghi in cui sono avvenuti gli attentati.
Tutto si incastra alla perfezione, ma improvvisamente viene commesso un errore imperdonabile da Ezio Zernar, perito balistico che presta servizio nel Laboratorio di Indagini Criminalistiche della procura di Venezia.
Zernar costruisce una prova ad hoc contro Zornitta: manomette un lamierino proveniente da un tubo di bomba inesploso, tagliandolo con delle forbici sequestrate all’ingegnere .
A seguito di questo episodio, su richiesta della Procura della Repubblica, nel 2009 il fascicolo relativo a Zornitta viene archiviato per mancanza di prove sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio.
Da allora nessun ordigno è più esploso. È un caso che da quel giorno Unabomber abbia smesso di colpire?
scritto per www.scenacriminis.com
Linda Corsaletti
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